Alla fine di giugno 2002 sono stata per la prima volta nella
nuova capitale della Repubblica Federale di Germania.
All'arrivo a Berlin-Tegel, un aeroporto quasi familiare
per una grande capitale europea, ho avuto subito prova della buona
organizzazione tedesca: all'uscita un bus express mi
ha portato in soli 20 minuti al centro della città (viaggio compreso
nell'abbonamento settimanale del trasporto pubblico).
Il centro di Berlino (o meglio uno dei due) è la stazione
di Berlin Zoologischer Garten, dove arrivano treni intercity, treni
del sistema urbano S-Bahn e anche la metropolitana. Questo
sistema di trasporto a strati e interconnesso permette di muoversi
rapidamente e comodamente.
Dalla scala mobile vedo scendere Emanuele, mio figlio, arrivato da Hannover con il treno. Insieme
prendiamo la metropolitana, U-Bahn, per raggiungere i nostri amici
italiani che abitano nella parte est della città, a Prenzlauer Berg.
Durante il viaggio leggiamo i nomi delle stazioni: Wittenbergplatz;
Kurfuerstenstrasse; Potsdamer Platz che fino all' 89 era una stazione
chiusa, perché vi passava il famoso muro; Alexanderplatz , la piazza che una
volta era il centro di Berlino est e ora è il secondo centro nevralgico
del traffico.
In poco tempo arriviamo a destinazione: scendiamo a Schoenhauser Allee,
un viale lunghissimo che sale leggermente con edifici di inizio
secolo dall'aspetto solido che ospitano abitazioni e negozi; molti ben restaurati, altri
con l'intonaco che cade a pezzi, e in mezzo qualche moderno
centro commerciale o cinema multisala, a testimoniare che anche il cuore
di Berlino Est si è convertito al consumismo.
La prima passeggiata ci porta al "Mauerpark"
in una bella e calda serata di fine giugno.
Venendo da Schoenhauserallee si entra in un parco che alla fine
scende verso i grandi condominii del
quartiere Wedding.
Una volta qui si trovava una stazione merci delle
ferrovie, poi vi hanno costruito il muro e ora il parco è il ritrovo del mondo
variopinto che abita a Prenzlauerberg: giovani punks, ragazzi che
suonano il bongo, un gruppo che fa esercizi di yoga e tante famiglie che
si godono una cena sull'erba in una bella serata estiva.
Alexanderplatz e dintorni
La prima cosa che colpisce quando si esce dalla stazione
metropolitana, è la lunga scritta sugli edifici in stile razionale degli
anni sessanta che fiancheggiano l'ampia piazza: si tratta della
descrizione dell'"Alex" nome familiare della piazza, che
troviamo nell'omonimo romanzo di Alfred Döblin che immortalò i
bassifondi della città negli anni venti.
Ho letto il passo ogni volta che sono passata di lì e ho provato a
immaginare la città in costruzione che aveva visto Döblin e che
doveva somigliare
per questo suo essere in trasformazione alla Berlino di oggi.
C'è però una diversità in quanto la città di oggi è tutto
un tendere verso la metropoli del
futuro, un nascondere i peccati della storia, un assumere
con naturalezza solo ciò che può far comodo, come la moderna stazione
urbana dell'Alexanderplatz e la torre della televisione (vedi foto),
visibile da lontano e che rimane uno dei simboli di Berlino est, o ancora il
"Kaufhof", paradiso dello shopping, che ai tempi della DDR aveva
un reparto con le lussuose merci dell'ovest riservato ai quadri del partito
unico.
Dietro all'Alexanderplatz, dove inizia la salita di Prenzlauerberg,
c'è la Rosa Luxemburg Platz e il teatro della Volksbühne,
nato negli anni '90 del secolo XIX come teatro per gli operai. Infatti,
nella facciata si legge ancora, scolpita nella pietra, la frase:
"l'arte al popolo".
Dopo la quasi totale distruzione nell'ultima
guerra, il teatro è stato ricostruito e negli anni settanta vi ha
lavorato uno dei più famosi registi del tempo: Benno Besson.
Proprio di
fronte c'è un edificio che porta il nome di Karl Liebknecht e che ospita ospita al
pianterreno una piccola libreria e la redazione del giornale "Neues
Deutschland", una volta organo del partito SED. Nella vetrina sono
esposti tutti i libri di Gregor Gysi e molte pubblicazioni di Attac, a
testimonianza del fatto che da queste parti la sinistra è ancora forte.
Dentro vendono anche la birra "Roter Oktober" e cartoline anni
'50 - '60.
Prenzlauer Berg
Stradine alberate con eleganti edifici belle époque e tranquille zone verdi: ambìto rifugio per artisti e studenti.
Accanto a
moderni centri commerciali e vecchie fabbriche di birra trasformati in
centri culturali, molti sono ancora i piccoli negozi con specialità
alimentari tradizionali: macellai e fornai che fanno un buon pane scuro.
Sulle alture al tempo del re Federico il Grande si cominciavano a
costruire i primi mulini a vento. Ora c'è ancora la torre dell'acqua, che
negli anni Trenta serviva per imprigionare e torturare di notte gli
abitanti ebrei che in questo quartiere erano numerosi.
In mezzo a un giardino verde dove i bambini di sabato
tengono il loro mercatino, c'è la statua di Karl Kollwitz, medico dei
poveri e marito dalla famosa scultrice e disegnatrice espressionista Käthe
Kollwitz (1867 -1945), la cui casa si trovava proprio qui, distrutta completamente dalle bombe nell'ultima guerra mondiale.
In mezzo a un'altra piccola piazza verde, c'è la Gethsemane-Kirche
della Chiesa Evangelica di Berlino che vanta una tradizione come luogo della
protesta nonviolenta contro le guerre degli ultimi vent'anni.
Ogni sera,
durante le guerre del Golfo e quella nei Balcani, vi si davano
appuntamento i pacifisti che accendevano lumi sul muro intorno alla chiesa.
Nel culto domenicale è presente ancora qualcosa di questo clima
pacifista, nelle parole dell'omelia e nelle preghiere, così come nella grande
partecipazione di gente, tra cui molti giovani.
Luoghi dell'ebraismo
"Che cosa significa avere uguali diritti?" Una
domanda che viene posta ai visitatori dello Jüdisches Museum di Berlino.
Le risposte si possono attaccare a un albero come foglie .
Avrei voglia di
scrivere che tutti gli uomini hanno uguale dignità e uguale diritto a
desiderare che
le loro aspirazioni e desideri si possano realizzare in libertà, e a
vivere protetti da istituzioni statali liberamente elette, e che quello che
accade nei territori occupati in Israele è altrettanto orribile quanto lo
era l'esclusione degli ebrei dalla vita civile e la loro persecuzione
nella nostra Europa.
Il museo ha aperto le sue porte nel settembre 2001, ma già
prima faceva parlare di sé per la sua architettura particolarmente
coinvolgente.
Rappresenta infatti una stella di David frantumata, e conduce
i visitatori attraverso un complicato percorso per 2000 anni di storia
ebraica in Germania e nel mondo.
Un asse su tre è dedicato all'olocausto
e finisce in una torre di cemento armato, dove
l'unica luce entra dal cielo.
L'americano Daniel Libeskind, architetto del
museo, è anche musicista e ha saputo esprimere nell'uso dei materiali
la tragica, ma vittoriosa storia del
popolo ebraico che fa parte della nostra cultura.
Nello "Stadtmitte" si trova la nuova sinagoga,
dalla cupola d'oro. Durante la "Kristallnacht", quando il furore
dell'antisemitismo cercò di distruggere ogni cosa ebraica, questo
edificio, simbolo di Berlino, fu salvato da un poliziotto
il cui nome viene ricordato su una targa della facciata. Ora è un museo, ben protetto dalla polizia tedesca e dai servizi israeliani.
Kreutzberg e i turchi di Berlino
A Berlino vivono 157. 674 cittadini di nazionalità o
di origine turca. L'immigrazione dalla Turchia è
iniziata dal 1957 dopo un accordo fra la Repubblica Federale e lo stato
turco.
Alcuni quartieri di Berlino hanno ricevuto un "colore"
speciale dalla presenza massiccia dei turchi; la convivenza in questa
città mi pare molto buona, la maggior parte dei turchi di Berlino si sentono
"berlinesi" come gli altri.
Il mercato turco a Kotbusser Tor è frequentato assiduamente anche
da molte famiglie tedesche e il Döner e il Falafel fanno parte del menù
di tutti.
Nei ristoranti turchi si mangia benissimo e con un po' di
fortuna puoi assistere anche alla danza del ventre.
In alcune scuole collaborano insegnanti tedeschi e turchi: incontrando un
gruppo di bambini delle elementari, ho avuto l'impressione di un clima
armonioso e favorevole a una buona integrazione dei due
gruppi.
Il Bundestag e la Potsdamer Platz
La visita alla cupola di vetro del Reichstag è
un'esperienza molto speciale. Per visitarla facciamo una lunga coda
in una fretta e chiara mattina di fine giugno. Sulle scale ci intrattiene la
banda musicale dei pompieri di un piccolo paesino del Württemberg.
Finalmente la porta di vetro automatica si apre e insieme a una
trentina di persone entriamo in un vestibolo dove ci dobbiamo
sottoporre ai controlli della sicurezza.
Tutto qui è di vetro. Davanti a
noi l'anfiteatro delle sedute plenarie del parlamento, ma poiché è
sabato tutto è vuoto.
Il massiccio edificio con la scritta sul frontespizio "Dem Deutschen
Volk" è un testimone di quanto era difficile che in questo
paese la democrazia e la trasparenza del governo riuscisse a prevalere.
Hitler ha potuto bruciare il Reichstag senza perdere il consenso
entusiastico delle masse popolari.
Il vetro - trasparenza e apertura - sono segni di una nuova volontà e di
uno spirito nuovo.
Dopo una salita a spirale, possiamo ammirare dall'alto il centro
amministrativo della moderna Germania e lasciare che lo sguardo spazi dal
cuore verde di Tiergarten agli edifici ultramoderni di Potsdamer
Platz e dintorni.
La Potsdamer Platz è il luogo emblematico della
Berlino del 2000: un enorme cantiere dove sorgono grandi e spettacolari
costruzioni progettate dai più famosi architetti del mondo, tra cui Renzo
Piano. La
Sony ha qui il suo quartier generale in Europa (v. foto a lato). Ci
sono alberghi ultramoderni, residence, centri commerciali.
Per ventotto
anni, questa zona è stata no-man's land, perché proprio in mezzo ad
essa passava il muro.
Hanno lasciato un segno con mattonelle diverse sul
pavimento della strada; da una parte c'è ancora un pezzettino del
muro.
Ma i Berlinesi guardano avanti,
non amano la memoria soprattutto se carica di sofferenza.
Nonostante il
passato carico di autoritarismo, da quello prussiano a quello del passato
più recente, il popolo di Berlino ha sempre aspirato alla libertà
e all'affermazione di se stesso.
Gridando "noi siamo il popolo"
in quel memorabile novembre del '89 venne abbattuto il muro divisorio che
aveva diviso in due la città e sottoposto a governi diversi i suoi
abitanti, ma esso non ha mai diviso il comune sentimento di appartenenza a questa città.
Berlino - energia e attività frenetica
Con le sue università, gli istituti di ricerca come il
Max Planck-Institut e il Fraunhofer Institut, la Filarmonica, i famosi
musei, tra cui l'eccezionale collezione del Pergamon Museum, Berlino è
una delle capitali culturali del nostro continente.
Ma a parte questa parte istituzionale, vi è un pullulare di gallerie
d'arte e concerti in ogni vecchia fabbrica e luogo abbandonato
che così viene occupato dalla creatività: vere e proprie fabbriche della
cultura.
Le luci abbaglianti della ricerca di un
piacere smodato si infiltrano nelle strade del vecchio centro e si
sostituiscono al grigiore del socialismo reale e alla vita austera della
Berlino isolata di un tempo. Capitale della Repubblica
Federale Tedesca, la Berlino di oggi, all'incrocio fra est e ovest,
modernità e storia,
tradizione e avant-garde, nostalgia del socialismo statale e ultraliberalismo, è una vera capitale europea.
Johanna Preiswerk, luglio 2002
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