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UN ANNO DI SERVIZIO CIVILE

 

 

 

Già in passato ero venuto in contatto con realtà molto diverse da quelle che fanno parte della mia vita di tutti i giorni.

Avevo visto da vicino il mondo della prostituzione, grazie al servizio di strada svolto per un breve periodo con un'associazione di volontariato. E in questo modo avevo potuto incontrare ragazze uscite dal giro, che ora conducono una vita normale.

Grazie a questa stessa associazione ero venuto in contatto col disagio dei barboni e degli extracomunitari, costretti a vivere per strada e di stenti. Nonostante alcuni di loro avessero un titolo di studio nel paese d'origine.

In seguito, prestando servizio volontario presso la mensa della comunità di Sant'Egidio, avevo scoperto con stupore che tra le persone che facevano la fila non c'erano solo stranieri, ma anche pensionati, che non riuscivano ad arrivare alla fine del mese.

Prima del servizio civile, tante volte passeggiando avevo visto donne o bambini nomadi chiedere l'elemosina, ma non avevo riflettuto molto su questo problema.

Ad ogni modo, appena letto il bando per il servizio civile, e il progetto istituito proprio per cercare di affrontare queste situazioni, ho subito pensato che era una buona occasione per provare a conoscere quel mondo di cui ignoravo parecchie cose.

Per esempio prima di quest'anno non sapevo neanche che i nomadi si dividono in distinti ceppi provenienti da paesi diversi. Né sapevo niente delle leggi istituite per salvaguardare i minori.

Tutte cose che ho appreso con l'aiuto di giudici esperti nel settore.

Grazie alle "camminate" fatte proprio per individuare queste situazioni ho per esempio conosciuto un bambino che suonava la fisarmonica vestito da "fighetto"; e un altro bambino che portava avanti l'intero nucleo familiare grazie alla pulizia dei vetri delle macchine.

Questo stesso bambino viveva dentro una casa fatiscente all'interno di un campo rom che sembrava una favela. Un altro bambino rubava e faceva lo sguardo da duro ma aveva un cuore tenero, come è giusto che abbia un bambino.

Ho conosciuto anche bambini pronti ad aggredirti per avergli impedito di rubare, e ho visto ragazze madri giovanissime andare in strada con bambini appena nati, incuranti del rischio che facevano correre ai figli.

Parlando con loro per spiegare che stavano commettendo un reato mi sono accorto che i loro racconti erano tutti uguali e studiati per impietosire. Solo quando capivano che rischiavano di perdere i figli cominciavano a collaborare.

Ho potuto seguire per intero il percorso di un bambino fermato, accompagnato a fare gli accertamenti di identità, all'ospedale per i necessari controlli della sua salute, e infine presso una casa-famiglia, da dove purtroppo i minori spesso scappano a causa degli scarsi controlli.

Devo dire che all'inizio non sempre ho condiviso il modo un po' rude di trattare questi bambini da parte del mio superiore, perché io li vedevo come semplici bambini.

Ora penso che mi facevo coinvolgere troppo emotivamente e che forse era l'unico modo per cercare di penetrare la "maschera da duri" che indossavano.

Ho capito che per cercare di arginare il problema dei minori sfruttati, non può bastare il lavoro dei vigili, ma occorrono leggi più adeguate per affrontare situazioni tanto problematiche.

Certo non ho mai pensato di cancellare questo problema in un anno di sevizio civile, sarei stato un pazzo!

Probabilmente è necessario un impegno ancora maggiore da parte di quegli organi e istituzioni create proprio per salvaguardare i minori disagiati.

Mi sarebbe piaciuto vedere qualcuno di questi bambini conosciuti in strada, andare verso una nuova vita, liberato da pesi ingiusti per chiunque, figuriamoci per un bambino.

Queste esperienze le ho fatte nell'ambiente amichevole dei vigili che mi hanno accompagnato con simpatia in questa avventura.

Per tentare di affrontare queste situazioni è necessario raggiungere un equilibrio tra i sogni e la realtà. Questo ha tentato di insegnarci col suo esempio e con i suoi modi apparentemente rudi, la persona che fino a poco tempo fa ci ha guidato e che ha perso la vita tragicamente.

In conclusione per me quest'anno è stato molto utile dal punto di vista formativo, lo rifarei e lo consiglierei a tutti; anche se mi sono accorto che se vuoi vedere una favela non c'è bisogno di guardare un documentario in televisione ma molto spesso basta girare l'angolo.

26 ottobre 2006

Joindian