11 SETTEMBRE 2001: ATTACCO ALL'AMERICA
2002: ATTACCO ALL'IRAQ?
Molti di noi hanno visto in diretta TV due aerei schiantarsi contro le Twin Towers di New York l'11 settembre.
Sono morte tremila persone.
Pochi giorni dopo gli Stati Uniti attaccano l'Afghanistan, sospettato di ospitare Osama Bin Laden, cui è attribuita la responsabilità degli attentati.
Al fianco degli Stati Uniti combattono gli uomini dell'Alleanza del nord, contro i talebani (seguaci di Bin Laden).
La motivazione ufficiale di questa guerra è quella della lotta al terrorismo. Una motivazione che si fonda sulla pericolosità estrema rappresentata dall'organizzazione di Bin Laden, che ha dimostrato di poter compiere atti così gravi all'interno degli Stati Uniti, cosa mai accaduta in precedenza.
Ma resta da chiedersi se sia questa la risposta più adeguata per affrontare fino in fondo il problema dell'integralismo islamico, delle sue frange estremiste ma anche del seguito di massa che esso ha tra le popolazioni di religione musulmana.
Secondo molti commentatori, ad esempio, gli americani già sapevano da circa una settimana quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Si dice anche che l'attacco all'Afghanistan fosse già stato deciso dopo l'assassinio di Massud, uno dei capi più stimati dei mujahidin (alleanza del nord). Quello che molti si domandano, allora, è perché Bush, pur conoscendo i pericoli imminenti, rimandò ogni decisione alla settimana successiva.
Alcuni commentatori ipotizzano che sia il conflitto in Afghanistan che il minacciato conflitto con l'Iraq farebbero parte di una strategia complessiva del più potente stato del mondo, per rafforzare il suo controllo sulle ultime risorse energetiche.
Secondo alcuni gli USA cercavano un motivo giustificabile agli occhi del mondo per attaccare per primi; nella convinzione che la guerra sia lo strumento più efficace per combattere questo terrorismo, mentre essa costituisce solo una scorciatoia per tentare di imporre con la forza ciò che non si ha l'intelligenza e la pazienza di costruire insieme, in un confronto e una integrazione di culture, coinvolgendo attivamente le popolazioni dei paesi musulmani e stimolandone la crescita democratica.
Chi l'ha detto che chi si oppone a questa guerra deve essere bollato come antiamericano? Infatti la doverosa solidarietà con il popolo americano così duramente colpito dagli attacchi terroristici, non comporta che si debba accettare passivamente la scelta della guerra come risposta. Secondo me la strada è più lunga e complessa:occorre far maturare la democrazia nel mondo islamico, per isolare l'estremismo al suo interno, evitando di ricorrere a nostra volta a risposte estremiste.
Con la falsa soluzione della guerra si provocano vittime tra le popolazioni civili, mentre non è certo che si riescano a colpire i veri responsabili degli atti terroristici; si rischia anzi di esasperare gli animi e di ingrossare le file dei simpatizzanti integralisti.
Dice Gino Strada, il fondatore di Emergency: "Odio la guerra. Perché è la cosa più sporca e crudele prodotta da una specie che arrogantemente si autodefinisce homo sapiens. Ci hanno raccontato bugie come "l'Afghanistan liberato dai talebani". Ma chi li aveva messi al potere?...abbiamo visto le commemorazioni per i morti delle Twin Towers. (giusto!) ma anche i cinquemila civili morti in Afghanistan meritavano che il mondo li piangesse, che un capo di stato deponesse una corona. Purtroppo la comunità internazionale non ha ancora capito che tutte le vite umane hanno lo stesso valore, che non ci si può indignare a senso unico, o essere servili e rispettosi verso i ricchi e i potenti e indifferenti e sprezzanti verso i diseredati."
Non possiamo considerare i morti dell'Afghanistan come un risarcimento per i morti americani, ma solo come ulteriori vittime di una politica globale a carattere imperialista, poco propensa a riconoscere piena dignità a popoli e culture diverse dalla propria.