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Spunti di psicoanalisi infantile
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LO SVILUPPO EMOTIVO DEL BAMBINO
Lo sviluppo emotivo del bambino si
concretizza e si svolge all'interno di una relazione. All'inizio della sua storia il bambino s'incontra col mondo attraverso la figura della madre. Da questo primo rapporto molto esclusivo, il mondo esterno del bambino gradualmente si arricchisce, fino a comprendere il padre i fratelli i nonni gli amici la scuola e così via. Nell'interazione con l'ambiente, costituito quindi all'inizio sostanzialmente dai genitori, il bambino costruisce schemi di comportamento con l'altro che tenderà a riprodurre tutta la vita. Che cos'è il bambino ai suoi inizi? Certo non è un uomo in miniatura, che debba attendere solo lo scorrere del tempo per farsi più grande, come se la crescita fosse un processo automatico. Il bambino agli inizi è una creatura immatura, dominata dai bisogni e dalle emozioni. Il fatto che un neonato si trasformi in un uomo o una donna nel senso pieno del termine, dipende da una complessità di fattori interagenti: il bambino ha in sé solo le capacità potenziali di diventare una persona, capacità che possono attualizzarsi solo nell'incontro con opportunità adeguate. I fattori che giocano in questo processo sono: da una parte il bambino con i suoi dati costituzionali di partenza, e con lo sviluppo graduale al suo interno di una struttura psichica, soprattutto di un Io che sintetizzi le esperienze vissute; dall'altro l'ambiente e il suo influsso educativo. C'è uno scambio reciproco di richieste tra
bambino e ambiente. Nel caso ideale l'ambiente non porrà al bambino richieste superiori a quelle per lui accettabili, e il bambino una volta cresciuto sarà gratificato dal senso di appartenenza ad una particolare comunità e dal sentimento di possedere un'identità riconosciuta dagli altri. A differenza dell'animale che possiede
modelli di comportamento relativamente innati, precoci e pronti all'uso per
interagire col segmento di mondo che lo circonda, l'uomo non ha istinti
in questo senso. Ha però capacità di apprendere. Il bambino attraversa una serie di tappe
evolutive, sia per quanto riguarda il suo sviluppo affettivo-emotivo, che
il suo sviluppo cognitivo (vedi Piaget). Ma entriamo più addentro al discorso
sullo sviluppo affettivo: questo processo consiste essenzialmente
nell'integrazione e nello sviluppo progressivo del primitivo corredo di reazioni
sessuali e aggressive, all'interno del rapporto con le figure
significative del suo ambiente. Abbiamo già accennato al fatto che il
bambino ai suoi inizi è dominato dai bisogni. Bisogni provenienti sia dall'esterno:
rumori o luci troppo forti, freddo, eccetera, che dall'interno del suo
corpo: bisogni di cibo, di sonno, che gli si cambino i pannolini bagnati, e
soprattutto di conforto, di una presenza amorosa costante al suo fianco. Cosa accade presumibilmente nella psiche
del bambino all'inizio? Due contrastanti sensazioni lo dominano: dispiacere
quando i suoi bisogni non vengono alleviati, e piacere quando vengono
soddisfatti. Ma a questo punto dobbiamo fare un'osservazione particolare: il bambino non sa distinguere tra sé e la madre, non sa dove finisce lui e dove comincia la madre: tutto ciò che è piacevole, e la madre è piacevole, viene vissuto dal bambino come facente parte di sé; tutto ciò che è in qualche modo doloroso, viene rigettato da sé. Insomma è come se l'altro non avesse
esistenza propria; l'altro viene confusamente avvertito solo quando il
bisogno si rappresenta, e gradualmente si fa strada la consapevolezza che è da
lui che ci vengono le cose. La madre viene gradualmente interiorizzata,
cioè comincia ad essere percepita come qualcuno che esiste sempre, anche quando
non ne ha bisogno (costanza dell'oggetto); nasce così il senso primario
di fiducia, tanto importante per la futura evoluzione positiva di ogni persona. All'interno dunque di questo primo rapporto con la madre, il bambino riceve soddisfazione ai suoi bisogni fondamentali: quello di essere sostenuto e confortato, e quello di ricevere la fonte della sua sopravvivenza. In questo periodo la bocca
costituisce per il bambino la parte più importante del suo corpo; da cui trae
sia il nutrimento che un altro tipo di piacere: il succhiare per il succhiare,
che è espressione di questo rapporto piacevole che si va creando con la madre. Finora il mondo degli adulti si è
comportato in modo molto tollerante, limitandosi in pratica ad averne cura, e
richiedendo al bambino solo una certa abitudine all'ordine e regolarità
nell'assunzione del cibo e del sonno. L'impresa non è molto semplice perché all'inizio i muscoli sfinterici del bambino non sono sviluppati ancora al punto da permettergli di trattenere l'orina e di regolare le sue evacuazioni; tuttavia ben presto si rivela l'opposizione del bambino agli adulti, in quanto intende difendere il proprio diritto ad evacuare quando piace a lui, e vuole difendere il possesso su questa parte del suo corpo: è il primo tentativo del bambino di provare la sua autonomia dagli adulti. Abbiamo ormai visto due dei primi momenti cruciali dello sviluppo, che la psicoanalisi chiama fase orale e fase anale; in entrambi abbiamo potuto osservare che il bambino sviluppa sia modi per entrare in contatto col mondo fisico (nel primo stadio rapporto con l'alimentazione, nel secondo con l'evacuazione), sia modalità sociali (nel primo stadio abbiamo visto sorgere la fiducia, o la sfiducia nel caso sfortunato, e nel secondo i primi rudimenti di autonomia). Un altro momento importantissimo
dell'evoluzione del bambino, cui un tempo si facevano risalire tutte le
responsabilità di una futura patologia è quella terza fase in cui il bambino
diviene consapevole dei suoi genitali, scopre le differenze tra i sessi, si pone
domande sull'origine dei bambini. Stiamo parlando della situazione edipica; l'aspetto che ci piace sottolineare in questa fase, è il passaggio da un rapporto a due bambino-madre esclusivo, ad un rapporto triadico, in cui c'è anche qualcun altro che viene vissuto come rivale nei riguardi dell'amore della madre, anzi che rivendica un maggior diritto al suo possesso. Il bambino si trova ad affrontare la paura
di essere un escluso. C'è poi un periodo di relativa pace, la
latenza, in cui sorge l'interesse per altre figure fuori dalla famiglia:
compagni di scuola, insegnanti, eccetera. Arriviamo così al turbinoso periodo dell'adolescenza,
con i suoi alti e bassi, in cui assistiamo alla rivolta contro i genitori, cioè
alla lotta dell'adolescente per affrancarsi dai legami emotivi infantili. T.S. riferimenti bibliografici Anna Freud, Opere, Boringhieri Torino Manuel Tejera de Meer, Il bambino e i suoi primi rapporti umani, Cittadella E.Erikson,
Infanzia e società, Armando.
T.S.
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