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Spunti di psicoanalisi infantile
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IDENTITA' E CONFLITTO ADOLESCENZIALE
Anna Freud ha dato dell'adolescente questa definizione: "L'adolescente è al tempo stesso egoista al massimo e tuttavia capace di sacrificio come mai più sarà nella vita successiva; stabilisce le più appassionate relazioni amorose, ma le interrompe con la stessa immediatezza con cui le ha iniziate; passa da un'entusiastica partecipazione alla vita della comunità, ad un'invincibile propensione alla solitudine; da una cieca sottomissione ad un capo ad una caparbia ribellione contro qualsiasi autorità. E' egoista e materialista e contemporaneamente altamente idealista; è ascetico, ossia rifugge da ogni piacere, con improvvisi abbandoni ai soddisfacimenti istintivi più rozzi. A volte rozzo e irriguardoso verso chi gli è accanto, è personalmente sensibilissimo ad ogni umiliazione; il suo umore oscilla tra il più sconsiderato ottimismo e un dolore universale, tra un entusiasmo infaticabile e un'assoluta indolenza..." L'adolescenza suscita sconcerto e sentimenti contrastanti: da un lato fa tenerezza perché appare tanto fragile, dall'altro suscita irritazione perché proietta sull'ambiente circostante le sue lotte interiori e i suoi conflitti. Vorrebbe arraffare tutto: rivendica per sé sia i privilegi dell'infanzia, che le prerogative dell'età adulta; è negativista al massimo per mostrarsi autonomo, in realtà per non cedere alla tentazione di tornare a fare il cocco di mamma. E' bravissimo a far sentire in colpa i suoi genitori. Attenzione: questo non è un mostro, ma un essere umano che lotta con se stesso per uscire dalla dipendenza infantile. Semplificando molto, potremmo riconoscere due periodi principali nello sviluppo dell'individuo: la prima infanzia e l'adolescenza. Per il neonato la funzione
fisiologica più importante è l'alimentazione; attraverso l'allattamento riceve
nello stesso tempo il sostentamento fisico e l'indispensabile sostegno emotivo. Il passo principale nello sviluppo emotivo consisterà nella progressiva differenziazione tra sé e mondo esterno. Un'esperienza in parte simile avviene durante
l'adolescenza; anche qui troviamo un evento fisiologico fondamentale: la
maturazione sessuale. Affrontare il difficile passaggio dell'adolescenza è possibile al bambino in quanto è uscito arricchito dalle fasi precedenti:le capacità intellettive si sono notevolmente ampliate, il senso di realtà è migliorato, sono emerse nuove capacità di far fronte all'ansia e di soddisfare desideri e bisogni in modo autonomo e accetto all'ambiente: giochi, sports, studio, attività di gruppo. La competizione coi compagni spinge l'adolescente all'industriosità e alla socializzazione. Ma prima dell'adolescenza vera e propria che possiamo situare, molto approssimativamente, fra i dodici e i venti anni, c'è un momento intermedio: la preadolescenza. In questo periodo tutte le acquisizioni di
cui abbiamo appena parlato sembrano spazzate via; ne conseguono irrequietezza
fisica, contrazione dell'attenzione, diminuzione della capacità di perseverare
in un'attività, difficoltà di apprendimento, cattive maniere. Compito di questi anni è trasformarsi da
bambino in adulto autonomo, capace di stabilire rapporti significativi al di
fuori della famiglia. I ragazzi invece evitano accuratamente le coetanee che col loro comportamento da maschiacci ricordano troppo la madre attiva , e si rifugiano nelle bande e nel gruppo degli amici maschi. La vera e propria adolescenza è
caratterizzata da grandi trasformazioni fisiche, che alterano la percezione del
proprio corpo. Spesso si verificano disarmonie nella crescita, che fanno nascere
timori di inadeguatezza sessuale. Nella ragazzina il menarca può esser fonte
di disturbo emotivo, in quanto simbolo di femminilità. Paradossalmente, il dolore del menarca è un elemento positivo in quanto aiuta a definire i confini corporei; inoltre arreca sollievo perché offre un punto di riferimento per le sensazioni indefinite e ansiogene della prepubertà. La pubertà in se stessa influisce assai poco sui turbamenti affettivi dell'adolescente; importanti sono i significati di cui si carica. Si situa in questo periodo il tentativo
più massiccio di distaccarsi dagli oggetti primari d'amore, cioè dai genitori. Il rapporto difficile con i genitori crea problemi in relazione a ciò che è bene e ciò che è male. Il ragazzo rigetta le norme che gli vengono da padre e madre e si trova momentaneamente privo di guida e di controllo sia sulle sue esigenze istintive che sulla realtà esterna. Ne può risultare un aumento quasi intollerabile dell'angoscia. Per difendersi dal vuoto creato
dall'abbandono degli oggetti primitivi d'amore gli adolescenti si buttano in
amicizie idealizzate con persone dello stesso sesso, o (le ragazzine) in cotte
passeggere. Queste amicizie mettono in rilievo la bisessualità degli adolescenti, ancora incapqaci di operare una vera e propria scelta eterosessuale: abbiamo infatti visto che gli adolescenti non cercano un vero oggetto da amare ma un altro se stesso in cui rispecchiarsi narcisisticamente. La capacità di svilupparsi di un amore eterosessuale maturo è molto lenta: il bisogno di essere amato solo gradualmente si fonde col bisogno di amare, il bisogno di ricevere con quello di dare; l'oscillazione tra passività e necessità di diventare attivi è ancora fortissima. Compito specifico della vera e propria adolescenza è la formazione di un'appropriata identità sessuale, che ponga fine alla bisessualità. Prima della definiva scelta eterosessuale
c'è però un altro passaggio: un momento in cui è presente un'ipervalutazione
di sé, senza riguardo per la realtà; un atteggiamento di autosufficienza in
cui l'adolescente si perde dietro fantastici sogni di grandezza, tiene un
diario, e si dedica intensamente alla masturbazione. La masturbazione degli adolescenti spesso
spaventa i genitori. In realtà si tratta di un fenomeno negativo solo se
diventa un meccanismo abituale per scaricare la tensione, o un sostituto
nevrotico di soddisfazioni da cercare nella vita reale. Ciò che l'adolescente tenta di negare con una falsa autosufficienza è il bisogno dell'altro, perché è ancora troppo forte la tentazione di dipendere. L'innamoramento segna la fine delle tendenze bisessuali, la componente inappropriata al sesso è ceduta al proprio partner, il superamento del timore della dipendenza permette di esprimere la tenerezza. Facciamo ora un accenno a due atteggiamenti tipici dell'adolescente: la tendenza all'ascetismo e all'intellettualizzazione. L'adolescente ha paura del piacere,
si mortifica perché teme di caderne in balia. Un atteggiamento pericoloso
quando vengono coinvolte funzioni fisiologiche fondamentali quali
l'alimentazione, arrivando a volte all'anoressia. Un altro atteggiamento tipico è il grande amore per le discussioni intellettuali astratte. Si tratta probabilmente di un tentativo di dominare a livello teorico una ricerca di soddisfazioni sentita come colpevole. Quando l'adolescente ha acquistato sufficiente indipendenza emotiva dalla famiglia e la capacità di entrare in rapporto significativo con un individuo di sesso opposto, esita ancora prima di assumere impegni definitivi: ha bisogno di provare non più solo nella fantasia le capacità che crede di aver acquisito. Cominciano ad emergere caratteristiche e comportamenti ben definiti, anche in relazione alle scelte lavorative, e si avviano a soluzione i conflitti tra le sue aspirazioni e quelle dei genitori. E' vero che permangono ancora dei residui conflittuali, ma saranno proprio questi a spingere l'individuo ad una revisione continua della propria personalità, nell'interazione con l'ambiente. Il compito specifico della tarda adolescenza consiste nel raggiungimento di una stabile identità dell'Io capace di integrare tutte le esperienze attraversate e di accettare la lotta per il riconoscimento esterno. T.S. |
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